Agrigento – Ancora una volta l’amministrazione Miccichè sorprende i cittadini con decisioni incomprensibili. Il cosiddetto “parcheggio di via Empedocle” non sorgerà affatto in quella strada, ma in via Pietro Nenni, accanto al parcheggio pluripiano comunale che già esiste… e che resta perennemente vuoto. 

Le immagini parlano chiaro: il cantiere è stato recintato, il marciapiede eliminato e al suo posto nascerà un mini-parcheggio da 10-15 posti auto, con un investimento di oltre 600 mila euro. Lo testimonia il cartellone del cantiere, che riporta un importo lavori lordo di 453.246 euro, affidati al Consorzio Stabile Da Vinci con impresa designata IMPREL s.r.l. e un ribasso d’asta del 10,70%. PROPOSTA+RUP+n.+215+del+27.08.2025+_+OMISSIS_signed nuovo parcheggio via pietro nenni

Addio al belvedere e alle panchine

Non solo. Con il nuovo progetto viene eliminato uno dei belvedere cittadini, dotato di panchine e affaccio panoramico sulla valle e sul mare. Uno spazio pubblico che da decenni rappresentava un luogo di sosta e socialità per i residenti e che oggi viene sacrificato in nome di un parcheggio di pochi posti auto.

Un intervento su area vincolata

Il nuovo parcheggio sorgerà proprio sopra i resti delle antiche mura cittadine, a ridosso della ferrovia. In sostanza, si va ad appesantire una zona già fragile e di grande valore storico.
Dalla tabella di cantiere non risulta alcun nulla osta della Soprintendenza. Se questo passaggio fosse stato omesso, sarebbe gravissimo: l’area è infatti sottoposta a vincoli paesaggistici e archeologici come la Villa del Sole e altre zone della città.

La Soprintendenza ha il dovere di vigilare e garantire che interventi simili rispettino pienamente i vincoli imposti dal Codice dei beni culturali. Sarebbe quindi indispensabile chiarire se il nulla osta sia stato rilasciato e, in caso contrario, come sia stato possibile avviare i lavori senza la necessaria autorizzazione.

Il nodo del progettista

Un altro aspetto che lascia perplessi riguarda la figura del progettista indicato sul cartello di cantiere: Ing. Gerlando Trupia. Se non si tratta di una mera omonimia, si tratterebbe infatti di un ingegnere informatico, dipendente comunale, chiamato a firmare un progetto edilizio complesso. Una scelta quantomeno singolare, che alimenta ulteriori dubbi sulla regolarità e sull’opportunità dell’intervento.

La normativa nazionale (D.Lgs. 50/2016 – Codice degli Appalti e successive modifiche, oltre che il D.P.R. 380/2001 – Testo unico dell’edilizia) stabilisce infatti che le progettazioni architettoniche, strutturali e urbanistiche devono essere affidate a professionisti abilitati nelle rispettive discipline: architetti e ingegneri civili edili. Un ingegnere informatico non possiede le competenze legali per sottoscrivere progetti edilizi di questo tipo, se non congiuntamente a tecnici qualificati.

Se la firma fosse effettivamente quella di un ingegnere informatico, si aprirebbe quindi un ulteriore fronte di illegittimità formale e sostanziale.

Un modello contrario alle città moderne

Mentre in tutta Italia le amministrazioni cercano di ridurre i parcheggi su strada incentivando l’uso dei pluripiani e introducendo abbonamenti calmierati per i residenti (30-40 euro al mese in media), Agrigento va nella direzione opposta: elimina spazi pedonali e di belvedere, compromette aree storiche e costruisce nuovi stalli in strada.

Il paradosso del pluripiano vuoto

Il pluripiano di via Pietro Nenni, costato milioni di euro e mai realmente utilizzato, rimane vuoto. Nessuna politica di incentivazione, nessuna agevolazione per i residenti, nessuna strategia di mobilità urbana. La scelta più logica sarebbe stata valorizzarlo, trasformandolo in una risorsa per la città.

Invece, si opta per un nuovo micro-parcheggio che non risolve alcun problema di sosta, ma comporta un ulteriore sperpero di denaro pubblico.

Una città che peggiora

È questo il modello di “sviluppo” scelto dall’amministrazione Miccichè: eliminare marciapiedi, cancellare belvedere, ridurre spazi pedonali, ignorare il valore storico delle mura cittadine e spendere centinaia di migliaia di euro per un’opera inutile.

Un progetto che va contro le tendenze urbanistiche delle città moderne e che, invece di migliorare la vivibilità, rischia di peggiorare ulteriormente la qualità della vita ad Agrigento.

La richiesta di chiarimento alla Soprintendenza

A questo punto, appare inevitabile una richiesta formale di chiarimento pubblico alla Soprintendenza di Agrigento: i cittadini hanno il diritto di sapere se il nulla osta sia stato effettivamente rilasciato, con quali motivazioni e quali verifiche siano state compiute sul rispetto dei vincoli paesaggistici e archeologici.
Un silenzio su questa vicenda non sarebbe tollerabile, perché si tratterebbe di un’ulteriore ferita inferta alla città e alla sua storia.

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