Operazione nella notte: eseguiti i fermi della Dda di Palermo contro un’organizzazione criminale tra Agrigento, Porto Empedocle e altri comuni della provincia. Nomi noti tra gli arrestati, tra cui Fabrizio Messina, fratello del boss Gerlandino.

Una maxi operazione dei carabinieri ha scosso la provincia di Agrigento nella notte. Coordinati dalla Dda di Palermo, i militari del Reparto Operativo-Nucleo Investigativo del comando provinciale hanno eseguito 30 fermi di indiziato di reato nei confronti di soggetti accusati di gravi reati tra cui associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, tentata estorsione, associazione mafiosa e danneggiamenti aggravati dal metodo mafioso.

Le attività si sono concentrate ad Agrigento, Porto Empedocle e in diversi comuni dell’hinterland. L’inchiesta, frutto di indagini articolate e durate mesi, ha smascherato un’organizzazione criminale radicata sul territorio, con ramificazioni in altre città siciliane e non solo. Le richieste di fermo erano inizialmente una cinquantina, ma sono state eseguite 30 misure cautelari, con un’operazione che ha coinvolto centinaia di militari dell’Arma.

Chi sono i fermati: tanti volti noti alle forze dell’ordine

Tra i fermati spiccano nomi già noti nel panorama della criminalità organizzata locale. Fabrizio Messina, fratello del boss Gerlandino Messina, è stato fermato insieme a Pietro Capraro, villasetano 39enne, già protagonista di indagini antimafia come Nuova Cupola e Parcometro. Altri nomi rilevanti includono Guido e Nicolò Vasile, padre e figlio, coinvolti in passato in inchieste legate a mafia ed estorsioni.

Di seguito l’elenco completo dei fermati:

  • Domenico Blando, 67 anni, di Favara;
  • Michele Bongiorno, 34 anni, di Favara;
  • Pietro Capraro, 39 anni, di Agrigento;
  • Ignazio Carapezza, 33 anni, di Agrigento;
  • Carmelo Corbo, 46 anni, di Canicattì;
  • Samuel Pio Donzì, 25 anni, di Agrigento;
  • Carmelo Fallea, 49 anni, di Favara;
  • Cosimo Ferro, 35 anni, di Castelvetrano;
  • Francesco Firenze, 39 anni, di Castelvetrano;
  • Giuseppe Focarino, 59 anni, di Palermo;
  • Christian Gastoni, 31 anni, di Agrigento;
  • Angelo Graci, 60 anni, di Castrofilippo;
  • Rocco Grillo, 32 anni, di Gela;
  • Alfonso Lauricella, 58 anni, di Agrigento;
  • Gaetano Licata, 41 anni, di Villaseta;
  • Fabrizio Messina Denaro, 57 anni, di Castelvetrano;
  • Fabrizio Messina, 49 anni, di Porto Empedocle;
  • Gabriele Minio, 36 anni, di Agrigento;
  • Giorgio Orsolino, 34 anni, di Agrigento;
  • Roberto Parla, 46 anni, di Canicattì;
  • Vincenzo Parla, 53 anni, di Canicattì;
  • Giuseppe Pasqualino, 33 anni, di Gela;
  • Calogero Prinzivalli, 41 anni, di Agrigento;
  • Mirko Salvatore Rapisarda, 42 anni, di Gela;
  • Emanuele Ricottone, 58 anni, di Marianopoli (CL);
  • Giuseppe Sottile, 37 anni, di Agrigento;
  • Alfonso Tarallo, 44 anni, nato a Genk (Belgio);
  • Angelo Tarallo, 44 anni, nato a Liegi (Belgio);
  • Guido Vasile, 65 anni, di Agrigento;
  • Nicolò Vasile, 43 anni, di Agrigento.

Molti dei fermati vantano precedenti penali legati a reati mafiosi, traffico di droga ed estorsione. Alcuni, come Gaetano Licata, sono già stati coinvolti nell’indagine Nuova Cupola, mentre altri, come Michele Bongiorno, hanno un passato segnato da omicidi e criminalità violenta.

Metodi mafiosi e traffico di stupefacenti

L’indagine ha messo in luce un sistema ben organizzato di traffico illecito di droga, con basi operative ad Agrigento e Porto Empedocle. Gli indagati avrebbero gestito il mercato dello spaccio di stupefacenti utilizzando intimidazioni e violenze aggravate dal metodo mafioso. Sono emersi inoltre numerosi episodi di danneggiamenti, estorsioni e favoreggiamento personale che dimostrano la pervasività dell’organizzazione nei comuni coinvolti.

Il blitz: carabinieri in azione

L’operazione è scattata nelle prime ore della notte, con pattuglie dei carabinieri dispiegate in forze su tutto il territorio. I fermati sono stati trasferiti nei vari istituti penitenziari della regione in attesa delle convalide dei provvedimenti.

La reazione della comunità

La maxi operazione ha riportato alla luce l’annoso problema della presenza mafiosa nel tessuto sociale della provincia di Agrigento. I cittadini, pur manifestando sollievo per il lavoro svolto dalle forze dell’ordine, chiedono più sicurezza e un maggiore presidio del territorio per contrastare la criminalità organizzata e il traffico di stupefacenti.

Questa operazione rappresenta un duro colpo alla criminalità mafiosa della provincia, ma il lavoro per estirpare definitivamente il controllo della mafia dal territorio agrigentino resta ancora lungo e complesso.

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