Cinque anni di reclusione sono stati chiesti dal pubblico ministero della Procura di Palermo, Giulia Falchi, per Gaetano Di Giovanni, ex comandante dei vigili urbani di Agrigento e capo di gabinetto del sindaco Francesco Micciché, accusato di corruzione. La richiesta è arrivata al termine della requisitoria, l’11 aprile scorso, quando Di Giovanni è stato arrestato e successivamente trasferito agli arresti domiciliari.
Di Giovanni, 59 anni, all’epoca dirigente del distretto socio-sanitario di Agrigento, è accusato di aver favorito l’affidamento di servizi socio-assistenziali a due cooperative: Medea (per 204.051 euro) e Nido d’Argento (per 89.355 euro). In cambio avrebbe ricevuto una tangente complessiva di 7.500 euro, suddivisa in almeno tre tranches.
Alla precedente udienza, Di Giovanni ha rilasciato dichiarazioni spontanee, respingendo le accuse: “Mai preso soldi da nessuno, in quei fascicoli non c’erano banconote ma solo documenti. Inoltre, in qualità di dirigente coordinatore, non avevo responsabilità sugli atti, come invece il responsabile del procedimento”.
Le cene e gli incontri con Giuseppe Gaglio, presidente della cooperativa Nido d’Argento, sono state giustificate dall’ex dirigente come occasioni per discutere di questioni personali relative a sua moglie, dirigente scolastico: “I pranzi erano finalizzati a informazioni per organizzare una gita di istituto a Borgo Parrini”. Tuttavia, secondo il pm Giulia Falchi, questa versione non regge, poiché le procedure amministrative sarebbero state snellite e accelerate proprio a seguito delle regalie.
Giuseppe Gaglio, coinvolto nella vicenda, ha chiesto di patteggiare 4 anni e 4 mesi.
L’inchiesta mette ancora una volta in luce ombre sulla gestione amministrativa agrigentina, dove la corruzione sembra essere un problema diffuso, come già evidenziato da Report Sicilia in precedenti articoli dedicati alle inefficienze del distretto socio-sanitario e all’operato dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Francesco Micciché.

