Dopo la relazione definitiva della Corte dei Conti sulla gestione di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, è iniziata la fase più prevedibile: la corsa a scaricare responsabilità.
Dopo il sindaco Miccichè, che ha definito il referto “un invito a migliorare”, interviene oggi anche la Fondazione Agrigento 2025, sostenendo che:
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“non sono state rilevate irregolarità contabili”,
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“la nuova governance ha rimesso ordine”,
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“tutti i progetti saranno realizzati entro dicembre”.
Una lettura difensiva, che però non coincide con quanto scritto dalla Corte dei Conti.
Cosa dice davvero la Corte dei Conti (documento ufficiale)
Nella Delibera 246/2025 Delibera_246_2025_Sicilia corte dei conti definitivo del 30.10.2025-ridotto la Sezione di Controllo ha messo nero su bianco:
“La Sezione conferma integralmente la sussistenza in concreto di tutti i profili di criticità gestionale”
E soprattutto:
Esiste un elevato rischio di mancato raggiungimento dell’obiettivo principale dell’iniziativa.
Vale a dire:
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non si è generato sviluppo,
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non si è prodotto sistema territoriale,
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non si è costruita continuità culturale,
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l’occasione è stata compromessa.
Non servono interpretazioni: è scritto.
“Non ci sono irregolarità contabili”? Vero. Ma è questo il punto? No.
La Corte non ha mai sostenuto che i fondi siano stati spesi illegalmente.
Il problema è come sono stati gestiti.
La Corte sottolinea infatti:
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assenza del sistema di monitoraggio dei risultati (mai attivato),
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ritardi strutturali nella fase organizzativa e programmatoria,
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governance costruita tardi e male,
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assenza di coordinamento tra Regione, Comune e Fondazione,
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spese ritenute diseconomiche (come l’evento inaugurale al Teatro Pirandello).
Il punto non è se le fatture siano in ordine.
Il punto è se Agrigento ha ottenuto il beneficio promesso.
La Corte dice: no.
Il nodo vero è uno: il tempo è finito
Oggi la Fondazione dichiara:
“Tutti i progetti saranno completati entro dicembre”
Siamo a due mesi dalla chiusura dell’anno capitale.
I numeri ufficiali dicono che:
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gran parte dei 44 progetti non è completata,
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alcuni sono ancora “in avvio”,
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altri risultano senza attuazione verificabile.
Promettere oggi ciò che non si è fatto in 18 mesi non è una rassicurazione.
È una dichiarazione di emergenza tardiva.
La retorica della “cerimonia col Presidente della Repubblica”
La Fondazione afferma che mettere in discussione il progetto significherebbe “sminuire la presenza del Presidente della Repubblica”.
Argomento debole.
L’intervento delle massime cariche istituzionali:
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non certifica l’efficacia amministrativa,
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non sostituisce l’analisi dei conti,
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non giudica i risultati raggiunti.
La Corte dei Conti valuta fatti, atti e risultati.
Non simboli.
Il quadro politico oggi: scaricabarile generale
Dopo cinque anni di:
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mancate pianificazioni,
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narrazioni trionfali scollegate dalla realtà,
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proclami senza attuazione,
adesso è il momento delle dichiarazioni difensive.
Ma ormai:
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i numeri parlano,
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la relazione è definitiva,
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le responsabilità sono scritte.
E resteranno scritte anche nella fase di liquidazione della Fondazione.
Agrigento non meritava questo epilogo:
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l’occasione più importante degli ultimi decenni,
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presentata come rinascita culturale,
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si sta chiudendo tra dichiarazioni di autoassoluzione e tentativi di riscrivere la realtà.
La Corte dei Conti è stata chiara:
obiettivi compromessi, governance inefficace, risultati non dimostrati.
Ora può iniziare il gioco delle parti.
Ma la verità è ufficiale, depositata e non modificabile.

