Dopo il contraddittorio con la Corte dei conti, la città attende il verdetto finale sul fallimento di un sogno

Il 25 settembre 2025 era la data fissata dalla Corte dei conti – Sezione di controllo per la Regione Siciliana per il deposito delle relazioni e delle memorie difensive relative alla gestione di “Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025”.
Una scadenza che ha chiuso la prima fase del procedimento istruttorio avviato con la delibera n. 218/2025 delibera_218_2025_sicilia, adottata il 9 settembre scorso.

Il Comune di Agrigento, la Fondazione “Agrigento 2025”, il Parco Archeologico e la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Agrigento — tutti invitati al contraddittorio — hanno scelto di partecipare all’audizione orale, svoltasi regolarmente dopo la scadenza dei termini.
Adesso non resta che attendere, con pazienza e attenzione, l’esito finale della Corte dei conti, che metterà per iscritto ciò che da mesi i cittadini vedono con i propri occhi: una città che non è mai diventata davvero “Capitale della Cultura”.


Le promesse del 2023: un copione ormai smentito

Nel 2023, durante una puntata speciale del format Bar Sicilia registrata ai piedi del Tempio della Concordia, il sindaco Francesco Miccichè e altri rappresentanti istituzionali descrivevano Agrigento 2025 come una rivoluzione culturale e amministrativa.
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Quelle parole oggi risuonano come un’eco lontana di ciò che non è mai stato realizzato:

  • Trasformare la cultura in economia e turismo” – fallita: i flussi turistici non mostrano alcun incremento strutturale e la Corte dei conti ha già segnalato la mancanza di indicatori economici misurabili.

  • Cabina di regia con soggetti competenti” – mai nata: non esiste alcun atto ufficiale di nomina o di funzionamento.

  • Infrastrutture: viabilità, ferrovia, nuovo aeroporto” – nessuna traccia, nessuna opera avviata.

  • Costa del Mito come la Costa Smeralda” – rimasta uno slogan.

  • Coinvolgimento dell’intera provincia” – frammentario e disorganico.

  • Apertura oltre i colori politici” – tradotta in spaccature e silenzi.


Il referto della Corte dei conti: il quadro è già scritto

La bozza del referto istruttorio della Corte, che abbiamo potuto consultare, parla chiaro:

“Gli obiettivi di crescita economica e turistica non risultano supportati da dati misurabili.”
“Il coinvolgimento dei territori è avvenuto in forma episodica e disomogenea.”
“Le rendicontazioni risultano parziali e incomplete.”
“La governance dell’iniziativa si è caratterizzata per instabilità e ritardi.”

In altre parole: Agrigento non ha mai avuto un modello di gestione stabile, né una visione coerente.


Il contraddittorio e l’attesa del verdetto

Con la presentazione delle memorie e lo svolgimento del contraddittorio orale, la parola passa ora ai giudici contabili.
Saranno loro a valutare le giustificazioni fornite e a stabilire se la gestione dell’iniziativa abbia rispettato o meno i principi di trasparenza, efficienza e buona amministrazione.

Il referto definitivo, atteso entro la fine dell’anno, sarà un documento cruciale: non solo fotograferà l’uso delle risorse pubbliche, ma sancirà anche il bilancio politico e morale di un progetto che doveva segnare la rinascita di Agrigento e che rischia, invece, di diventare il simbolo di una grande occasione sprecata.


Un silenzio che pesa

Oggi il silenzio delle istituzioni è assordante. Nessuna dichiarazione, nessun confronto pubblico, nessuna spiegazione ai cittadini.
Il titolo di “Capitale della Cultura” si spegne lentamente tra cantieri mai finiti, eventi isolati e una città che non ha visto né sviluppo né visione.

E mentre la Corte dei conti prepara il suo verdetto, Agrigento attende in silenzio.
Un silenzio che fa rumore, più di qualunque giustificazione.

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