AGRIGENTO – I rubinetti restano a secco, le autobotti fanno la spola tra le vie di Agrigento, i cittadini si arrangiano come possono. Intanto, nelle segreterie politiche dei deputati e dei sindaci soci AICA si decide tutto: promozioni, assunzioni, incarichi, consulenze.

Altro che Campione, il discusso gestore privato di Girgenti Acque. Oggi il cuore del potere sull’acqua batte in ambito pubblico, ma con logiche di potere privatistico e clientelare.

Noi di Report Sicilia lo avevamo scritto e previsto nell’articolo dell’ 11 aprile:
👉 Agrigento, rete idrica: Schifani furioso per i ritardi già programmati
E oggi, col decreto della Procura alla mano, lo possiamo dire con certezza.

Ma allora non era il gestore privato il problema?
Il vero nodo è stato – ed è – la gestione politica dell’appalto della rete idrica e dell’intera struttura AICA.

Una gestione che ha favorito logiche spartitorie, opacità negli affidamenti e controllo politico diretto, in totale disconnessione dai bisogni reali della popolazione.

Il decreto della Procura: accuse gravissime

Il documento della Procura della Repubblica di Agrigento racconta un sistema consolidato. L’appalto da oltre 37 milioni di euro per la rete idrica del Comune di Agrigento è stato truccato, pilotato, manipolato da un gruppo composto da:

  • Giovanni Campagna, attuale segretario dell’ex assessore regionale Roberto Di Mauro

  • Sebastiano Alesci, dirigente e membro della commissione giudicatrice

  • Giuseppe Capizzi, imprenditore

Secondo il decreto, questi soggetti hanno orchestrato una frode, attribuendo punteggi tecnici truccati, nascondendo subappalti, e avviando i lavori solo formalmente per intascare i fondi.

E i sindaci? Tacciono ma controllano tutto

L’AICA è una società consortile pubblica. I soci sono i Comuni. Ecco i principali:

  • Agrigento – 19,7%

  • Licata – 11,4%

  • Canicattì – 10,6%

  • Favara – 8,5%

  • Sciacca – 6,8%

In cinque controllano oltre il 57% delle quote AICA. Una maggioranza che può decidere su tutto: presidente, direttore, personale, appalti.
Eppure nessun sindaco ha rilasciato una dichiarazione ufficiale.
Nemmeno il sindaco di Agrigento Francesco Miccichè, che secondo fonti interne avrebbe personalmente proposto Settimio Cantone alla presidenza dell’AICA.

Oggi AICA è un feudo politico

Non serve più bussare alla porta dell’imprenditore privato. Oggi, per essere assunti, promossi o incaricati serve il placet politico, spesso nella forma più sfacciata. AICA è diventata una macchina clientelare, mentre la città arranca, i cittadini si ammalano di stress, i turisti fuggono.

I danni ai cittadini: non solo sete

La crisi idrica di Agrigento è un dramma collettivo che provoca:

  • Danni morali, per la dignità quotidianamente calpestata

  • Danni economici, per chi paga bollette altissime e autobotti private

  • Danni psicologici, per lo stress, la rabbia, l’impotenza di fronte all’ingiustizia

Il tutto, aggravato dalla consapevolezza che la responsabilità è interna, non esterna. Non è “colpa del passato”. È colpa di chi oggi ha il potere, ma lo usa per gestire poltrone, non tubature.


Report Sicilia continuerà a porre domande.
Perché la sete si cura con l’acqua. Ma l’umiliazione si cura solo con la verità. E quella, noi, continueremo a cercarla.

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