Diga Trinità: possibile legame con le dimissioni di Di Mauro

Diga Trinità commissariata: gravi omissioni tecniche e rischio idrico. È anche questo uno dei motivi delle dimissioni di Di Mauro?

Il decreto del Presidente della Regione Siciliana n. 509/GAB del 6 febbraio 2025 D.P. 509 diga Trinità ha fatto esplodere un caso che finora era rimasto sottotraccia: la diga Trinità, nel territorio trapanese, è in condizioni critiche, al punto da essere commissariata per ragioni di sicurezza e per gravi ritardi amministrativi.

Una gestione, quella della diga, che ricadeva sotto la responsabilità politica dell’Assessorato regionale all’Energia e ai Servizi di Pubblica Utilità, guidato fino a pochi giorni fa da Roberto Di Mauro, esponente di spicco del Movimento per l’Autonomia, dimessosi improvvisamente dal governo Schifani.

Il decreto: “Ritardi, inerzia e pericolo per la pubblica incolumità”

Il decreto presidenziale non usa mezzi termini: la struttura non garantisce condizioni di sicurezza e, anzi, l’assenza di risposte tecniche adeguate da parte del Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti – gerarchicamente afferente all’assessorato di Di Mauro – ha costretto la Regione a intervenire d’urgenza.

L’Autorità nazionale per le dighe, già a gennaio, aveva richiesto un abbassamento immediato dei livelli dell’invaso e lo svuotamento parziale della diga Trinità. Da Palermo, tuttavia, nessuna risposta esaustiva: documenti tecnici carenti, studi inconcludenti, mancate comunicazioni con il governo nazionale.

A certificare la gravità della situazione è stato lo stesso Prefetto di Trapani, che ha segnalato il rischio per la pubblica incolumità, costringendo il presidente Schifani a intervenire con poteri straordinari.

Il commissariamento alla Protezione Civile

Con il decreto, Schifani affida la gestione della diga alla Protezione Civile Regionale, che dovrà:

  • coordinare nuovi studi idraulici e geotecnici;

  • avviare le procedure d’urgenza per i lavori necessari;

  • stimare i costi e le priorità operative;

  • pianificare eventuali scenari di emergenza idrica e ambientale.

Un commissariamento pieno che sottrae di fatto ogni funzione al Dipartimento guidato fino a ieri da Di Mauro.

La domanda: e se fosse anche questo il motivo delle dimissioni?

Ufficialmente, Roberto Di Mauro si è dimesso per motivazioni legate a difficoltà operative e a una mancanza di personale. Tuttavia, come Report Sicilia ha già sottolineato, le tensioni tra l’assessore e il presidente Schifani erano note, tanto che quest’ultimo aveva più volte espresso delusione per la gestione del settore rifiuti e per la mancanza di risposte su dossier critici.

La vicenda della diga Trinità, emersa solo grazie alla segnalazione del Prefetto, e non per comunicazione interna del Dipartimento, potrebbe essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Di Mauro non era un assessore qualsiasi: figura storica dell’autonomismo siciliano, è stato vicepresidente dell’ARS e punto di riferimento di una parte rilevante del centrodestra regionale. La sua uscita di scena potrebbe non essere stata una semplice scelta personale, ma l’esito di un vero e proprio “commissariamento politico”.

Il rischio idrico per 5.000 ettari di vigneti

Lo svuotamento forzato dell’invaso ha un’altra drammatica conseguenza: oltre 5.000 ettari di colture rischiano di restare senz’acqua nella prossima stagione irrigua.
Una situazione insostenibile per gli agricoltori e per l’economia di un intero comprensorio.

Conclusione: servono risposte, e servono ora

La diga Trinità non può diventare un caso di negligenza istituzionale coperta dal silenzio politico.
Il commissariamento deciso da Schifani rappresenta una presa d’atto di gravi inadempienze.
Ora i cittadini, gli agricoltori e l’intera opinione pubblica hanno il diritto di sapere:

  • da quanto tempo si sapeva del rischio;

  • chi ha omesso di agire;

  • e perché si è aspettato l’allarme di un Prefetto per intervenire.

Report Sicilia continuerà a fare luce su questa vicenda, e non esclude che nelle prossime ore possano emergere nuove connessioni tra la crisi tecnica e quella politica che ha travolto l’assessorato all’Energia.

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