Ad un secolo dalla sua morte, la figura di Giacomo Matteotti giganteggia nella storia per la sua ferma opposizione alla dittatura fascista, a difesa del valore della libertà e della democrazia.

Figura di spicco del riformismo politico, fu parlamentare di grande coraggio che dedicò la vita alla lotta per i diritti dei lavoratori, contro le ingiustizie sociali, emergendo come uno dei più feroci oppositori del regime di Benito Mussolini.

Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 giugno 1924. Lo attesero sotto casa : Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Amleto Poveromo e Augusto Malacria, assoldati dai più stretti collaboratori di Mussolini, e con l’adesione di Filippo Filippelli (direttore del Corriere İtaliano) che aveva fornito l’automobile ai sicari, Cesare Rossi (capo dell’ufficio stampa della presidenza del Consiglio), Giovanni Marinelli (Segretario amministrativo del partito nazionale fascista), Emilio De Bono (capo della milizia fascista), tutte persone che mantenevano stretti rapporti con Dumini.

Giacomo Matteotti venne sequestrato mentre ritornava a casa. Lo oltraggiarono e pugnalarono a morte. La notizia venne data a Mussolini il quale si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova, Velia Titta, che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati di Matteotti nel cassetto della sua scrivania.

Il 30 maggio 1924, Matteotti aveva pronunciato un discorso storico alla Camera dei Deputati, in cui condannava apertamente le irregolarità e le intimidazioni fasciste che avevano caratterizzato le elezioni politiche di quell’anno, chiedendone l’annullamento. Il resoconto stenografico della Camera riporta le seguenti affermazioni di Matteotti: “Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse”.  Matteotti aveva, altresì, avvertito sui rapporti promiscui tra la Società petrolifera americana Sinclair Oil e Benito Mussolini. Nel 1924 il governo italiano aveva concesso alla società Sinclair Oil l’esclusiva cinquantennale per la ricerca e lo sfruttamento di tutti i giacimenti petroliferi presenti in Emilia e in Sicilia. Una concessione estremamente vantaggiosa per la Sinclair, che apriva riflessioni su piste di illegittimità e rapporti particolarmente favoriti da parte del partito di governo. Secondo il pensiero dello scrittore Leonardo Sciascia, Giacomo Matteotti era del mondo politico il più implacabile oppositore del fascismo in quanto “parlava in nome del diritto”.

Di sicuro la sua tragica uccisione scosse il Paese. L’assassinio di Matteotti provocò, infatti, una forte reazione nell’opinione pubblica italiana e internazionale, portando a una tensione politica nota come “Crisi Matteotti”. Nonostante le proteste e le dimissioni di alcuni parlamentari, dopo un breve sbandamento Mussolini riprese vigoria autoritaria, consolidando ulteriormente il suo potere.

A seguito dell’intervento alla Camera del 3 gennaio 1925 Benito Mussolini si assunse piena responsabilità morale, civile e politica dell’uccisione di Matteotti, avviando formalmente la via della dittatura.

La storia di Giacomo Matteotti oggi rappresenta un potente promemoria del costo della lotta per la libertà e della necessità di opporsi all’oppressione e alla tirannia. Non solo, il suo esempio storico insegna a non abbassare la guardia di fronte a fessure di autoritarismo e iniquità democratica, che metterebbero a rischio la stabilità civile del Paese. Molte strade, piazze e istituzioni in Italia portano il suo nome in segno di riconoscimento e memoria del contributo alla democrazia. E a distanza di cento anni, la luce di Matteotti incoraggia le giovani generazioni alla difesa dei valori costituzionali democratici e alla tenace lotta contro le brutture dell’arroganza politica e culturale.

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