Ci sono 46 salme che attendono da mesi-anni in un magazzino di essere finalmente tumulate degnamente. Ci sono decine di loculi già pronti, ma ancora recintati in attesa di essere collaudati e riempiti dai “fortunati” di turno. Si, perchè ad Agrigento anche per essere tumulati ci vuole la fortuna amica. C’è un cimitero, quello agrigentino di Piano Gatta dove questa indecente vicenda si protrae, senza che gli enti preposti – in primis l’Asp, quindi il Comune – riescano a dare una soluzione degna di un paese civile. Quelle bare all’interno del magazzino alla destra dell’ingresso principale sono una vergogna che Agrigento porta sulle spalle da troppo tempo, con la gente costretta a subire in silenzio, incapace di andare a protestare con chi di competenza. L’agrigentino è ormai assuefatto alla sofferenza, a essere maltrattato anche quando si tratta di tumulare un padre, una madre, un figlio, un fratello o sorella. Un pò come accaduto con l’acqua, che si è “scoperto” non veniva e non viene data per allungare fin quando possibile i giri loschi dei “padroni del vapore”, impegnati a spartirsi soldoni degli appalti, vedi l’indagine sulla nuova rete idrica di Agrigento. Da evidenziare come nelle scorse settimane il Comune con la delibera di Giunta n. 57 del 3 aprile 2025 GC_57_2025, abbia ufficialmente approvato la dichiarazione di interesse pubblico per l’affidamento in project financing della gestione del cimitero di Piano Gatta, aprendo la strada a una concessione pluridecennale ai privati.
A spasso nella vergogna


La proposta, avanzata dalla società Edilizia R&P S.r.l. di Palermo, prevede la realizzazione di nuove strutture, la manutenzione del verde, la gestione dei servizi cimiteriali e la costruzione di edifici e infrastrutture interne, il tutto finanziato con risorse private. Ma il vero nodo politico non è nel tecnicismo della procedura: questa è l’ennesima operazione di esternalizzazione messa in atto da un’amministrazione che, nel suo ultimo anno di mandato, sta svuotando il Comune di ogni competenza, svendendo il patrimonio pubblico nel tentativo disperato di tappare i buchi di un bilancio che rasenta il dissesto. Ad oggi restano quelle 46 salme nelle bare dentro un magazzino, una bomba igienico sanitaria pronta a esplodere anche con l’arrivo del gran caldo estivo e quella “pila” di loculi già eretti e pronti a essere utilizzati, ponendo fine a questa ennesima vergogna agrigentina. Sempre che qualche “padrone del vapore” non decida che 46 famiglie debbano essere tenute ancora per il collo, fino magari alle prossime elezioni.

