“/ missili a Comiso sono una grande operazione di cattura e di corruzione delle coscienze: Come vivere questo conflitto, cosa debba fare il popolo per far valere la sua volontà inadempiuta e cosa debba fare il suo rappresentante deputato nella contraddizione della sua duplice appartenenza a! Parlamento e al popolo, è il problema del tempo che viene. ” Così, nel 1984,scriveva Raniero La Valle sul mensile agrigentino “Proposta”. Adesso. 2024, il tempo è venuto, inesorabile, a interrogare le nostre coscienze.. Ancora una volta non si tratta di armi, ma di ideologia, o meglio di ideologia i cui vettori sono le armi. E’ la ideologia della guerra possibile, della guerra come continuazione e surrogato delia politica, della guerra necessaria, come affermazione di sovranità, di diritti, di interessi, di potenza: la guerra, se occorre, anche nucleare. E’ la vecchia ideologia intrinseca alla cultura politica elaborata nei secoli in Europa e in Occidente, cultura di destra e di guerra; cultura che era stata messa in crisi dall’avvento dell’arma nucleare, che aveva fatto ritenere la guerra delle “grandi Potenze” ormai impossibile, e che le grandi “Potenze dell’occidente”, ritenendo tale privazione intollerabile, hanno voluto restaurare e rilegittimare. Non potendo vivere, né dominare, senza l’ipotesi di lavoro “guerra”, anche nucleare, il grande Impero d’Occidente, adducendo il rischio di una sopraffazione da Parte del mitico nemico sovietico, ha intrapreso l’operazione restauratrice della guerra, lanciando una grande offensiva psicologica, una gigantesca iniziativa di persuasione, una campagna di pubbliche relazioni, per reintrodurre l’opzione della guerra, con le sue armi anche nucleari, nella psicologia dei popoli, del novero delle cose familiari e possibili, nel panorama della vita quotidiana delle società avanzate. Oggi ci ritroviamo con una Italia che cambia la propria natura. Non più quella di prima; e neanche saremo  più quelli di prima. E’ inutile tentare di i minimizzare il passaggio di questa soglia, col dire che l’aiuto a paesi aggrediti ci consola o ci assolva. Non è per qualche missile in più che cambiano le cose, che quello che conta non sono i missili ma gli uomini che ci stanno dietro. Se cambia l’Italia cambia anche ciascuno di noi. Ciascuno di noi dovrà decidere che fare. Lo dovrà decidere il Parlamento e lo sta facendo ( e sappiamo come). Siamo in attesa che a Giugno lo decida il popolo. E non c’è dubbio che oggi emerge un conflitto tra Parlamento (nazionale ed europeo) e popolo. Si può affermare che in Italia c’è un popolo che nella sua maggioranza non vuole la guerra e c’è un Parlamento (nazionale -europeo) che chiudendo occhi, orecchi e narici glielo impone.. Il conflitto tra Parlamento e popolo mette in crisi il rapporto di rappresentanza..

E in effetti il passaggio di questa soglia significa che l’Italia prima aveva la possibilità di accennare alla sua sovranità, oggi e domani non lo sarà più. Prima era una terra aperta all’amicizia e alle genti, oggi invece collaborazionista nefanda. E tutto sarà deciso ( e già è stato deciso) altrove, ciò vuol dire, come hanno denunciato giudici e giuristi, che cadono i principi supremi della Repubblica e cadono tutte le garanzie istituzionali predisposte per la deliberazione dello stato di guerra, cadono tutti i meccanismi di equilibrio e di reciproco controllo dei poteri ( Presidente della Repubblica, Parlamento e governo) e l’Italia rimane di fatto senza Costituzione. Emigrata la Costituzione, l’Italia rimane un popolo senza Patto. Sussisterà solo il Patto oceanico tra le due rive dell’Atlantico ma finisce il Patto che lega tra loro le popolazioni del Tirreno. dell’Adriatico, del Mare di Sicilia. Altro che autonomia differenziata e Premierato. Come vivere questo conflitto, cosa debba fare il popolo per far valere la sua volontà inadempiuta e cosa debba fare il suo rappresentante deputato nella contraddizione della sua duplice appartenenza al Parlamento e al popolo, è il problema del tempo che viene”. E il tempo che viene è vicino e arriverà a Giugno con le elezioni europee.

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