Testo e foto di Diego Romeo

Quanti ricordano oggi il poeta agrigentino Sal Passarello scomparso nel 2015 a 70 anni? E quanti ricordano gli altri poeti   Giovanni Arcuri, Antonino Cremona, Alfonso Zaccaria? Di quest’ultimo Leonardo Sciascia in un suo elzeviro sul “Corriere della sera” scrisse che dopo Eugenio Montale c’era Alfonso Zaccaria.  In attesa di una rimembranza per tutti questi “dimenticati”, a ricordare Sal Passarello ci ha pensato Mario Pardo  nella terza puntata del  suo evento settimanale “Il Lunedì del cazzo” . Collaborato da Maurizio Mangione e con le letture di Giampiero Carta, Nello Lombardo e Gaetano Aronica, il poeta di “Paese Indio” che fu scoperto da Fernanda Pivano ( la “puttana” della Beat Generation, come osava definirsi) ha avuto il tempo di un ricordo  alla presenza di vecchi amici ed estimatori, della moglie e di altri parenti.. Una sorta di generosa congrega di una ventina di persone che solitamente ogni lunedì si alternano a condividere  la provocazione di Pardo  di un “lunedì del cazzo” in questa “città del cazzo”. Una dicitura delle frattaglie maschili  che oggi non turba più nessuno dopo che negli anni 70 fu il grande Cesare Zavattini a sdoganarla in TV suscitando uno scandalo più  “irrisorio” che ipocrita. Sal Passarello è stato poeta, pittore, scultore, scrittore e artista poliedrico,  Una delle sue opere, “Spighe”, fu esposta a Legnano, nell’ambito dell’Expo 2015. Inizio moduloFu molto apprezzato nel 1968 a Milano, dove collaborò con importanti artisti della Beat Generation e dove pubblicò il suo primo libro di poesie presentato da Fernanda Pivano. La sua arte, definita “istintiva e totale”, approda alla consacrazione del pane e della terra attraverso la scultura e il teatro gestuale (memorabili i monologhi “Nel mio giardino fiorito anche il verme bacia” e “San Calò”). L’abbandono della campagna siciliana prima e della città di Milano dopo, lo condussero  nel 1972 a compiere un viaggio in America Latina dove le sue opere, esposte in forma di muri graffiati e dipinti nell’Istituto “Panameño de Arte”, sono ad oggi una testimonianza storica della lotta per la sovranità popolare, indice di una sensibilità originale che unisce l’astratto al realismo sociale. Pubblica diverse opere tra cui “Un uomo a spasso con la rabbia”, “Loro andavano”, “I trenta passi” e “Onirico Vago”. Nell’intervista che realizzai con lui negli anni 90 mi parlava dei suoi vagabondaggi nell’America Latina, mi prestò perché lo leggessi il suo primo libro, ormai copia unica e gualcita , prefato da Fernanda Pivano di cui andava orgoglioso, mi fece vedere la scultura dei suoi pani che brillavano come se fossero usciti dal forno. Tra i suoi versi ricordo “la luna che mangia i morti” e sicuramente furono versi che piacquero allo scrittore favarese Russello che titolò uno dei suoi ultimi romanzi “La luna mangia i morti”. Ma non i poeti.

 

Un pensiero su “RICORDATO SAL PASSARELLO IL POETA AGRIGENTINO DELLA “LUNA CHE MANGIA I MORTI””
  1. Bellissimo articolo. Bel ricordo di Sal Poeta trasgressivo e atipico protagonista assoluto con l’ode WORK PER LA PACE presentata ufficialmente a Teleacras nel mio Punto Fermo.
    Mario Gaziano

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