Ad Agrigento la famosa “celere scelbiana” può dormire sonni tranquilli. Il sindaco non c’è per improvvise incombenze istituzionali però  si dice  disponibile a chiarire quando invece avrebbe dovuto sentirsi obbligato a chiarire alla città. In una piazza Pirandello ricolma degli smartphone di improvvisati giornalisti e cameraman serpeggia una calma e una curiosità  turistica piuttosto che di urlanti slogan e di tamburi di guerra. Come se da  qualche parte fosse  stato udito, da un centinaio di cittadini, tintinnio municipale di manette ed ecco che la piazza si è riempita, si fa per dire, di vecchi legionari che deposto gli abiti antisommossa si godevano le lotte e le denunce che altri da diversi anni, (per la precisione  il Coordinatore del Codacons siculo trasparenza Enti Locali Peppe Di Rosa) spifferavano ai quattro venti. La piazza del 23 aprile 2024 ci è sembrata un bel salotto dove godere di uno spettacolo a tratti patetico con i capitalisti della cultura sovvenzionata che da anni  ripetono nobili intenzioni diventate parodie, magari abbarbicate agli  anniversari di Sciascia e Pasolini  che per loro fortuna si sono incrociati (2021 e 2022) altrimenti non avrebbero avuto altro da ruminare. E poi c’erano gli intemerati proiezionisti di film finanziati con denaro pubblico costati 5-6 milioni di euro ma che poi incassano diecimila di euro. Tutti lì a filmare sequenze che pochi avranno voglia di vedere  nei quieti salotti di una piccola borghesia rassegnata ad eleggere ogni cinque anni un “quisling” comunale con il solito girotondo di assessori . Una rotazione che ai tempi del sindaco Zambuto toccò la ragguardevole cifra di 44 nel giro di sei anni. Da tre anni niente più girotondo di assessori, tutto si tiene raggruppato nel cerchio magico del sindaco che con protervia risicata sceglie i suoi capi di gabinetto , i comandanti della polizia municipale e di cui si designano persino gli eredi nel caso di tracolli amministrativi come è accaduto. Quelli che lo scrittore Andrea Cirino chiama “invisibili” nel suo libro “E’ tutta colpa di Solone” sono stati costretti dagli inquirenti a venir fuori come babaluci dopo la pioggia. E i ruminanti della rivolta civica  questo pomeriggio erano tutti lì, in piazza municipio, a rimembrare com’erano belli i tempi della Prima Repubblica e a racimolare quel po’ di visibilità partecipativa che potrà essere capitalizzata, chissà, alle prossime tornate elettorali. Infatti si vede che una ragazzina, senz’altro minorenne, distribuisce i santini di una associazione che a leggere tra le righe sancisce la nascita di una nuova corrente nel PD  siculo acragantino. Una liberalità che solo una certa sinistra oggi  si può consentire e sempre adattata a un consociativismo mai dimenticato che fa ingolosire ancora oggi gli inadatti ex-democristiani che in consiglio comunale non sono riusciti ad essere “lievito” per una politica che doveva richiamarsi all’evangelo.  Tutto sommato un pomeriggio di curiosi e affranti, tutti a fregiarsi di lotte altrui, una marmellata di sigle e cespugli politicanti dove persino  spiccava gente che su facebook si fa vedere in selfie con la Meloni. Osservatori senz’altro, perché qualcuno dovrà raccontarlo ai governativi di questa “diversa Repubblica” e rassicurare che il dormiveglia agrigentino non reclama manganelli antisommossa. Da qualche parte, però, “c’è qualcuno che ride”, come da novella di Pirandello. Anzi c’è di più, al Posta Vecchia è accaduto un miracolo. L’attore Sasà Graceffa che impersonava lo  scrivano Ciampa del “Berretto a sonagli” ha pianto lacrime amare dinanzi alla signora Fiorica . Lacrime che Pirandello non aveva suggerito nelle sue didascalie. Facile pensare a un nuovo film “Le lacrime sulla città”. Oltre alle “mani”, evidentemente.

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