Non ci era mai accaduto di vedere  lo scrivano Ciampa del pirandelliano “Berretto a sonagli” piangere lacrime amare per intenerire la signora Fiorica, Erinni della potente borghesia paesana, che lo voleva umiliato e in manette. E’ accaduto al teatro della Posta Vecchia di Agrigento che quest’anno ha indovinato la maggior parte della sua programmazione. Sulla scena il gruppo teatrale di Aragona “OI-FILOI” che con la regia di Federico Marotta, molto avveduta e per molti aspetti straordinariamente inventiva, ha mostrato  come i  semiprofessionisti possano fare molto meglio dei professionisti. A cominciare dagli attori Sandra Marotta, Sasà Graceffa (che con questa interpretazione si consacra attore di rilievo), Totò Travali, Lia Cipolla, Piero Curto, Mary Terrazzino, Liliana Rizzo e poi i costumi appropriati e tocchi di musica puntuale e mai ridondante. Insomma uno spettacolo che potrebbe onorare benissimo un insieme di spettacoli a sostegno di un’Agrigento capitale della cultura e dei turisti dissuasi e spaventati dalla carenza idrica.. Certo, il Ciampa che piange, umile e dimesso, si presta a parecchie allegorie e sotto metafore varie per una città sconvolta dal tintinnio di manette, defraudata e delusa da una deriva amministrativa designata da un voto democratico che oggi va rivisto e preceduto ampiamente da un corso di igiene mentale che lo stesso distretto sanitario agrigentino potrebbe benissimo organizzare come pellegrinaggio penitenziale. Ma ad un Ciampa che piange (Pirandello non lo indica nelle sue didascalie) al Posta Vecchia ,gli fa da controcanto “Una donna che ha paura” sulla scena dell’ex-Istituto Gioeni che il “TeatrAnimahub” ha adattato magnificamente per le sue esigenze teatrali e per questa rassegna dedicata all’attrice Mariuccia Linder. “Una donna che ha paura” è un atto unico dello scrittore agrigentino Alfonso Gueli che ha trovato non solo una location adatta all’intimismo della pièce ma anche una interprete, Lina Gueli che dopo  diverse prove teatrali , qui offre il meglio di se tanto da far pensare ad una “ consacrazione” che per gli interpreti generosi, prima o poi arriva sempre. Come accadde ad esempio a Marcella Lattuca con l’interpretazione di “Ritorno a casa” di Pinter per la regia di Francesco Capitano al Posta Vecchia. In “una donna che ha paura” Alfonso Gueli ha profuso tutta la compiutezza della sua sensibilità componendo uno dei suoi monologhi che riecheggia quelli già pubblicati nella sua raccolta-cofanetto “Teatro” con la presentazione lusinghiera di Andrea Camilleri. Ambientato in una notte di Capodanno, è il monologo di una donna quarantenne, sola e disillusa che si affaccia sulla scena sconnessa di un cosmo allucinato che le manda incontro i frammenti di una consistenza che si è sgretolata.  Come accade spesso nel teatro di Gueli alla fine, dopo le smorfie di dolore trionfa l’amore per la vita. E cadono le maschere, nonostante tutto e tutti.

 

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