“Scenari di pace: il ruolo dei popoli e della cultura”.Questo il pomposo titolo che campeggiava proiettato alle spalle del “corpo consolare” ( Ferdinando Veneziani- Costa d’Avorio, Antonio Di Fresco- Corea, Rosalia Calamita-Brasile, Emanuele Pirazzoli-Paesi Bassi) incaricato di relazionare nella sala Fazello del Museo Griffo. Trentacinque spettatori convenuti per ascoltare un convegno che come tante altre volenterose intenzioni appariva ruminante di parole speranzose  diventate impunemente salottiere dopo il “discorso svizzero” di Papa Bergoglio che ha rotto il cielo di carta delle elites europee che hanno nascosto sotto inqualificabili tappeti la parola negoziato e cancellato il dubbio che la politica dovesse spendersi per la pace. Organizzatore del convegno il meloniano On. Lillo Pisano (coadiuvato dal Distretto turistico, Parco archeologico, Comune) che dopo aver regalato all’Italia il “reddito di belligeranza”  sta regalando al sindaco Miccichè una gestione amministrativa della città piena di errori e sconsideratezze che rendono facile al Codacons  e ai cittadini una efficace sottolineatura con tutti i riflessi di consenso negativo che si porta dietro. Eppure c’è da dire che un manipolo di proconsoli ha in qualche modo  salvato una idea di pace  significata dal convegno, rifacendosi a molti dei concetti di Papa Francesco che fu il primo a rivelare la vera verità di una Nato sorpresa “ad abbaiare alle porte di una Russia” innervosita e umiliata dalla inapplicazione degli accordi di Minsk. Peccato che l’on. Pisano se ne sia andato anzitempo  dal convegno non senza aver prima accennato a un discorsetto da ministro degli esteri akragantino. Chissà come avrebbe reagito nel sentire i proconsoli rifarsi a Papa Bergoglio. Un Papa che la destra di Pisano “ha in gran dispitto”(copyright Dante Alighieri). Cosicchè tra i trentacinque spettatori sono rimasti il sindaco, due assessori comunali , Civiltà e Cantone.  Il prefetto Romano venuto ad onorare con la sua presenza il convegno, dopo un breve discorso con le solite amabili parole istituzionali si è assentato per improrogabili incombenze.. Il presidente della Fondazione capitale della cultura ,Minio, non ha potuto fare a meno di rimanere fino alla fine e nel suo iniziale discorso di saluto aveva espresso l’indicazione che i fatti di Agrigento capitale della cultura non restassero isolati ma che andassero a compiere una metamorfosi culturale della comunità agrigentina. Come si vede parole e intendimenti che per 76 anni di Sagra si sono sentiti declamare. E nemmeno sappiamo se sia la volta buona per applicarle, perché gli altri settori dei partiti cosiddetti politici non sapevano nulla del convegno. Quindi il sindaco di tutti Franco Miccichè è stato indotto in errore più o meno consapevole e non è riuscito a pensare che il tema della pace coinvolgeva il destino di tutta una città, lasciandosi trascinare da una deriva governativa che certamente non riesce a consigliarlo per il bene comune. Ancora peggio pensiamo di una sinistra assente che evidentemente non vuole “interferire” nei maneggi agrigentini. I deputati Iacono e Catanzaro ci confermano di non aver saputo nulla e il giovane capo  dei giovani democratici proveniente da Italia Viva, Giorgio Bongiorno, ci riferisce di non aver saputo nulla. Beata gioventu! Chissà se ne sapeva qualcosa il segretario regionale del PD Antony Barbagallo (con quel nome l’ho sempre pensato a girovagare per la Little Italy). Ma sarà difficile cavargli qualche motivazione, proprio lui che non è mai riuscito a spiegare le motivazioni per avere candidato e fatto eleggere nel PD  la “capa” nazionale del sindacato CISL, la signora Furlan.

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