Agrigento. A tre mesi dalla fine dell’anno da Capitale Italiana della Cultura, la relazione della Corte dei Conti fotografa con precisione un fallimento annunciato: 78 milioni di opere ferme solo per Agrigento, altri 69 milioni per l’hinterland e oltre 15 milioni per Lampedusa e Linosa mai avviati.

Un dossier di 144 pagine che smonta l’immagine patinata con cui l’amministrazione comunale e la Fondazione hanno venduto il progetto, confermando quanto Report Sicilia aveva scritto ben prima che la magistratura contabile accendesse i riflettori.


Le opere fantasma

Il capitolo più pesante riguarda le infrastrutture:

  • Villaggio Mosè: 13,9 milioni previsti, lavori mai partiti.

  • Villa Bonfiglio: 2 milioni di euro, ma il parco resta in abbandono.

  • Rabato/Santa Croce: rigenerazione urbana promessa per 15 milioni, rimasta senza finanziamento.

  • Pista ciclabile e area panoramica: progetto ancora sospeso.

Nelle isole Pelagie, restano fermi:

  • la ristrutturazione del campanile della chiesa madre di Lampedusa (700 mila euro),

  • la pista ciclabile (3,364 milioni),

  • il centro anziani (1,27 milioni).

Un pacchetto di interventi che avrebbe dovuto accompagnare l’anno della cultura e che invece è rimasto solo sulla carta.


Il paradosso: soldi subito per spettacoli e pubblicità

Se i cantieri non sono mai stati avviati, la spesa per promozione ed eventi è stata invece immediata:

  • 870 mila euro per campagne pubblicitarie,

  • 1,5 milioni di euro per il maxi concerto de Il Volo ad agosto 2024, trasmesso a Natale in TV.

È l’ennesima conferma di un modello tutto incentrato sull’immagine e non sulla sostanza.


Il giudizio della Corte

La sezione di controllo della Corte, guidata da Salvatore Pilato, scrive nero su bianco:

«Ci sono molti dubbi sulla adeguatezza e corrispondenza delle attività in corso con lo scopo di dare impulso allo sviluppo del territorio».

Tradotto: Agrigento Capitale della Cultura rischia di chiudersi senza lasciare nulla alla città, se non un danno di immagine.


Le difese tardive della Fondazione

La presidente Maria Teresa Cucinotta ha annunciato una memoria difensiva da presentare entro il 25 settembre. La linea è quella di confermare che tutte le 44 iniziative culturali si svolgeranno.

Fra gli eventi in extremis:

  • Mostra di Banksy (3-15 dicembre),

  • Giardino della Pace (5 ottobre),

  • Efí Spyros (10 ottobre),

  • Éclore a Sciacca (17 ottobre),

  • Sister Academy (22 ottobre),

  • Sphairos con Massimo Cacciari (28-31 ottobre).

Un calendario che appare più come una corsa affannosa a dimostrare qualcosa, che un progetto culturale pensato per il territorio.


Le nostre denunce (da mesi ignorate)

La Corte dei Conti non ha fatto altro che ufficializzare ciò che avevamo già scritto:

  • Aprile 2024 – denunciavamo un progetto insostenibile e una truffa alle altre città candidate.
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  • Ottobre 2024 – raccontavamo dei progetti fantasma e di una città che nelle parole del sindaco sembrava un miraggio.
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  • Gennaio 2025 – il Codacons sollevava dubbi su trasparenza e gestione, mettendo in discussione la stessa Fondazione.
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  • Gennaio 2025 – sempre il Codacons chiedeva chiarimenti sui fondi comunali, anticipando i nodi oggi denunciati dai magistrati.
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  • Dicembre 2024 – si chiedeva trasparenza a pochi giorni dall’inizio dell’anno della Cultura, senza ricevere risposte.
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Conclusione: un anno perso

Il quadro che emerge è impietoso: cantieri mai avviati, soldi spesi in pubblicità e spettacoli, ritardi accumulati e un titolo che si chiude senza eredità per la città.

La Corte dei Conti ha confermato ciò che avevamo scritto con mesi di anticipo. Ora resta un’unica domanda:
chi risarcirà Agrigento e gli agrigentini per questo tradimento culturale, economico e politico?

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