Conversazione di Diego Romeo con Nino Cuffaro segretario cittadino del PD

—Capitolo primo: Il ruolo dell’informazione nella vicenda politica agrigentina , quanto e come incide.

—Da diversi lustri l’informazione cittadina non brilla per indipendenza. La stampa locale, più che “cane da guardia dell’interesse pubblico” è diventata paladina acritica del potere, portavoce di una narrazione addomesticata gradita ai potentati locali. In questo modo si è creato un vulnus importante per la nostra vita democratica: è scomparso il giornalismo d’inchiesta, per non disturbare il manovratore; i gruppi dell’opposizione politica e sociale faticano ad avere spazi informativi per le loro proposte, le manifestazioni politiche e le critiche alla maggioranza di governo; le veline dei deputati e degli amministratori spesso sostituiscono l’analisi critica dei fatti politici. Tutto questo avviene grazie ad una accorta regia del potere locale che, attraverso lauti finanziamenti a pseudo premi culturali gestiti da giornalisti e con il ricorso a incarichi consulenze e favori di vario tipo, ha sostanzialmente orientato pezzi sempre più ampi del settore informativo. Naturalmente, esistono diversi giornalisti bravi e con la schiena dritta, ma rappresentano una esigua minoranza.

—Capitolo secondo: Lo scandalo della Villa del Sole non teme l’eclisse auspicata  dai raccattapalle e adesso, con documenti alla mano, si libera dai discorsi di cortile.

—Una vicenda caratterizzata da protervia e falsità profuse a piene mani dal Sindaco Franco Miccichè e dal suo assessore Gerlando Principato. Contro ogni evidenza, hanno sostenuto di aver ottenuto tutte le autorizzazioni da parte della sovrintendenza. Addirittura, in consiglio comunale l’assessore Principato ha sostenuto che non fosse necessaria alcuna autorizzazione paesaggistica preventiva per il taglio degli alberi. Così non è. Hanno agito abusivamente, senza il necessario via libera della sovrintendenza e hanno mentito ripetutamente alla città e al consiglio comunale. Il sindaco, poi, da quattro mesi annuncia una conferenza pubblica per chiarire la situazione, ma ad oggi si è ben guardato dal farla, pur essendo circondato da giornalisti embedded. La verità l’ha scritta chiaramente la Sovrintendenza nei provvedimenti con i quali ha fermato i lavori e richiesto l’invio del progetto esecutivo mancante. Solo da ultimo, il 26 marzo scorso, è stata concessa l’autorizzazione paesaggistica, accompagnata da una serie di prescrizioni che modificano a fondo il progetto originario, a partire dalla collocazione dell’edificio scolastico e dalle prescrizioni riguardanti il ripristino del patrimonio botanico. Siamo governati da una classe di amministratori incapaci e avvezzi all’uso della menzogna.

—Capitolo terzo: La questione della privatizzazione dei parcheggi a pagamento. Una privatizzazione a tutto spiano e con tanti privilegi che oggi escono allo scoperto in proseguo della campagna elettorale sempiterna.

—Siamo nel campo dello spudorato affarismo sulla pelle dei cittadini. Il contratto predisposto dalla giunta, non porta alcun vantaggio economico alla collettività, né miglioramenti all’ambiente.

In sintesi gli aspetti principali:

  • Nessuna diminuzione del traffico cittadino privato
  • Nessun incremento di ricavi per il comune
  • Nuovi balzelli per i cittadini
  • Guadagni milionari garantiti e per la società privata che gestirà il servizio

Vi è poi un altro aspetto molto preoccupante dovuto alla durata lunga del contratto: 20 anni. Si tratta di una pesante ipoteca per la città nella evoluzione della mobilità urbana. Qualora il comune volesse procedere in seguito alla pedonalizzazione di strade e piazze interessate dagli stalli blu concessi al privato, sarebbe costretto ad indennizzare il concessionario per il mancato ricavo dovuto alla inibizione del traffico privato e, quindi, alla eliminazione dei parcheggi a pagamento.

—Capitolo quarto: Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025 e per adesso capitale  del pressapochismo.

—Se la cultura deve contribuire a interpretare il passato e a costruire visioni per il futuro, l’occasione del titolo di capitale della cultura è propizio per una profonda riflessione sulle storture dello sviluppo recente che, frutto di un malinteso senso della modernità e di una ingordigia di massa, costituiscono una tara pesante sul futuro della città, additata dal mondo della cultura internazionale, in occasione della frana del ’66, come esempio di disordine urbanistico. Il riconoscimento di oggi, può essere l’occasione proficua per fare i conti con il nostro passato recente e ripensare la città, in linea con lo spirito e la lettera del bando di capitale italiana della cultura. Non so quanti dei nostri amministratori abbiano letto bene e, comunque, adeguatamente assimilato i contenuti del progetto presentato, ma se non coglieremo questo livello alto di riflessione che si apre alla città, rischieremo concretamente di trasformare questo evento culturale in una sorta di festa strapaesana, di sagra del mandorlo in fiore lunga un anno. Questo forse è quello che desiderano molti, che prospetta una parte cospicua della classe di governo di questa città: gestire un po’ di milioni di euro per distribuire gratifiche a pioggia ad una serie di mestieranti, per allietare le moltitudini con spettacoli di varia natura e costruire crediti da esigere nelle prossime campagne elettorali. Cosi, magari porteremo a casa qualche vantaggio economico, ma avremo perso una eccellente occasione di crescita culturale.

—Capitolo quinto: La mafia ad Agrigento con tutto quel bendidio di mandamenti, lobby e logge.

—Di mafia, poi, non si parlava affatto da nessuna parte, né l’argomento è stato mai affrontato nei vari confronti tra i diversi candidati nelle ultime elezioni amministrative. Evidentemente, sono tutti d’accordo con Silvio Alessi (candidato sindaco di Forza Italia nel 2015): la mafia ad Agrigento non esiste, la DIA se ne faccia una ragione.

Eppure, basterebbe sposare il metodo Falcone, seguire i soldi, per accorgersi facilmente di quello che la politica non vuole vedere: appalti di centinaia di milioni di euro con una sola impresa partecipante; concessionari di servizi pubblici (scadenti) inamovibili per decenni; imprenditori discussi corteggiati da potentati politici (vedi il caso di Girgenti Acque); costi dei servizi ai livelli più alti del paese; caos colpevole negli strumenti urbanistici che favoriscono interessi forti.  Ma la politica locale non si interessa a questi aspetti e sembra dispiegare il massimo impegno antimafia attraverso la partecipazione a qualche commemorazione innocua di martiri di mafia (il giudice Rosario Livatino o il maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli), mentre cosa nostra e le altre mafie continuano a gestire indisturbate i propri affari.

Spira una brutta aria ad Agrigento e in Sicilia: un’aria di ritorno al passato, di restaurazione.

—Capitolo sesto, il più nebbioso per questa “ cappa che aleggia sulla città”. Forse per questo motivo  il deputato Pd Catanzaro  non si avventura  molto spesso  nella nostra  contrada.

—-È come se in città esistesse un comitato di potenti, di pochi eletti, situati nei centri nevralgici del potere locale e con ramificazioni robuste nelle istituzioni regionali e nazionali, in grado di condizionare appalti, concessioni pubbliche, incarichi politici, nomine giudiziarie, attribuzioni di funzioni amministrative, attività investigativa delle forze di polizia, operatività di organismi di controllo.

Una gestione da società tribale, dove il più forte si costituisce potere indiscusso e prevarica e depreda il più debole. Tutto questo è reso più agevole dall’inconsistenza delle forze politiche, con i partiti ridotti a gusci vuoti incapaci di esercitare qualunque attività di indirizzo e di controllo, al servizio di pochi capibastone perennemente attenti alla cura delle carriere personali. Assistiamo alla separazione totale della politica dalla morale. Scissione che ha sempre rappresentato il presupposto di calamità civili.

 

 

2 pensiero su “UNA CAPPA ALEGGIA SULLA CITTA’ DI AGRIGENTO”
  1. Vi invidio per la voglia che avete ancora. Io mi sono stancata anche di andare appresso al PD. Buon divertimento

  2. Ho la netta percezione che il P.D. nelle sue articolazioni provinciali, regionali e nazionali trascuri l’impegno e il coraggio politico del Circolo cittadino nel denunciare quella che ormai possiamo definire l’occupazione manu militari del comune di Agrigento trasformandolo in un centro di potere per la cricca che gestisce in maniera devastante l’agenda politica della città. Ritengo doveroso e opportuno l’intervento del PD ai più alti livelli perché mai come oggi la città era sprofondata in questo oblio e in questa assenza di rivolta politica, civile e culturale, senza la quale rischiamo di perdere oltre la faccia, l’importante appuntamento con l’evento del secolo rappresentato da Agrigento 2025. Facciamo sentire il nostro grido d’allarme ai vertici del partito e ai quotidiani nazionali indipendenti.

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