Nel cuore della Sicilia, ad Agrigento, nella città insignita del titolo di “città Italiana della Cultura 2025”, una crisi idrica sta tormentando gli agrigentini, portandoli a rivivere tempi bui di restrizioni e disagi. In mezzo a questa emergenza, il silenzio assordante del sindaco, della giunta e del consiglio comunale è diventato un segno di vergogna e mancanza di responsabilità.
La distribuzione dell’acqua è tornata indietro nel tempo, ricordando gli anni in cui le famiglie facevano la fila alla sola fontana pubblica di Bonamorone e le ferramenta vendevano taniche di plastica come oro. I residenti si ritrovano a dover affrontare una situazione simile, con una distribuzione idrica limitata a un turno settimanale, mentre a pochi chilometri di distanza, a Sciacca, la stessa azienda di gestione dell’acqua garantisce tre turni alla settimana.
Non si tratta solo di un problema di quantità d’acqua, ma anche di rispetto per i cittadini e per la loro dignità. Le turnazioni così limitate sono una condanna all’indigenza, un segno inequivocabile di un’amministrazione che sembra voltare le spalle ai bisogni più basilari dei suoi cittadini.
Ciò che è ancora più sconcertante è il totale silenzio delle istituzioni locali. Il sindaco di Agrigento, il primo cittadino responsabile della salute pubblica e della protezione civile, sembra aver perso la voce di fronte a questa emergenza. Il suo dovere sarebbe stato quello di affrontare la situazione con trasparenza, di informare i cittadini sulle azioni intraprese e sulle soluzioni in corso, di ascoltare le loro preoccupazioni e di agire di conseguenza.
Invece, il silenzio dell’amministrazione comunale è assordante. Nessuna parola di conforto, nessuna spiegazione, nessuna azione concreta per risolvere questa crisi. È come se i problemi dei cittadini non fossero una priorità, come se la loro sofferenza non meritasse attenzione.
È ora che il sindaco e l’intera amministrazione comunale si rendano conto della gravità della situazione e agiscano di conseguenza. È tempo di rompere il silenzio, di assumersi le proprie responsabilità e di mettere al centro dell’agenda politica il benessere e la dignità dei cittadini di Agrigento. Altrimenti, il loro silenzio diventerà il grido di dolore di una comunità abbandonata dalle proprie istituzioni.
Sia il sindaco Miccichè a chiedere e a renderne conto agli Agrigentini, come mai nella città amministrata dal sindaco presidente dell’assemblea dei sindaci di AICA, l’acqua come da allegato calendario estratto dal sito ufficiale, viene distribuita tutti i giorni