Non testimoniare sarebbe tradire e quelli che non si ricordano del passato sono condannati a riviverlo. Sono due forti richiami per spiegare che il presente riporta il passato e il passato riporta il presente sottolineando il fatto che chi ha sofferto per la giustizia, la libertà, la democrazia tocca in sorte il sacrificio reso. Ad un secolo dalla morte la figura di Giacomo Matteotti giganteggia nella storia per avere lottato contro la dittatura. Memorabile il suo pensiero rivolto ai suoi carnefici:” uccidete me ma l’idea che è in me non la ucciderete mai”. Un riformista, uno dei leader più importanti dell’antifascismo. Eppure attorno a Matteotti è in corso la congiura del silenzio da parte del Governo e soprattutto da parte delle istituzioni scolastiche salvo qualche validissima iniziativa come quella di “V. Brancati” di Favara avvenuta l’8 maggio 2024. Oggi pervade la Congiura del silenzio. Un modo per affuscare la grandezza e la profondità del pensiero politico di Giacomo Matteotti. Un uomo di valore, figura di spicco del riformismo politico, parlamentare di grande coraggio che sacrifico la propria vita per la democrazia e la libertà contro il fascismo. Per questo bisogna che il centenario non venga assorbito e travolto dall’oblio. Tutti invece devono conoscere e sapere il valore e il peso che ha avuto nella storia del nostro Paese. Risvegliare la memoria per consentire alle nuove generazioni di conoscere il valore dei sacrifici del parlamentare socialista. La ricorrenza deve essere considerata un inno alla libertà. Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 giugno 1924. Lo attesero sotto casa : Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Amleto Poveromo e Augusto Malacria, assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini e segnatamente da Filippo Filippelli (direttore del Corriere İtaliano) che aveva fornito l’automobile, Cesare Rossi (capo dell’ufficio stampa della presidenza del Consiglio, Giovanni Marinelli (Segretario amministrativo del partito nazionale fascista), Emilio De Bono (capo della milizia fascista), Aldo Finzi (Sottosegretario di stato), Thiershald di nazionalità austriaca (spia a soldo della famigerata Ceka), persone che mantenevano stretti rapporti con Dumini. Giacomo Matteotti venne sequestrato mentre ritornava a casa. Lo pugnalarono a morte. La notizia venne data a Mussolini il quale si macchiò dell’ infamia di giurare alla vedova signora Velia Titta che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati di Matteotti nel cassetto della sua scrivania. Matteotti nel suo storico intervento alla Camera dei deputati del 30 maggio aveva denunciato i brogli elettorali, le violenze nei seggi elettorali, le intimidazioni, le corruzioni dei fascisti, chiedendo l’ annullamento delle elezioni. İnoltre, aveva anticipato i rapporti tra la Sinclar Società petrolifera americana e Benito Mussolini. Secondo il pensiero dello scrittore Leonardo Sciascia Giacomo Matteotti era dal mondo politico il più implacabile oppositore del fascismo in quanto parlava in nome del diritto. Di sicuro la sua tragica uccisione scosse il Paese. Ma Mussolini dopo un breve sbandamento riprese vigoria autoritaria grazie alla complicità del Re Vittorio Emanuele III. Con il suo intervento alla Camera del 3 gennaio 1925 che assunse piena responsabilità morale, civile e politica dell’ uccisione di Matteotti. L’İtalia prese la via della dittatura.