Giovenale, grande autore satirico, amava descrivere l’ambiente in cui viveva, in un’epoca nella quale chi governava si assicurava il consenso popolare con regolari distribuzioni di grano (panem), a volte integrate con elargizioni economiche a cui avevano diritto circa 200.000 cittadini di Roma e con l’organizzare diversi grandiosi spettacoli pubblici (circenses) quali le tremende lotte dei gladiatori e i crudeli combattimenti con animali e soprattutto le corse dei carri tirati da cavalli che si svolgevano in apposite gigantesche strutture come il Circo Massimo e il Colosseo

La pratica di distribuire grano gratuitamente o a prezzi inferiori a quelli di mercato (frumentationes) era iniziata ai tempi della Repubblica regolata dalle lex frumentaria. Anche nei periodi successivi elargizioni di cibo furono fatte da magistrati o da chi volesse fare carriera politica curando in particolare gli spettacoli. Marco Terenzio Varrone Lucullo nel 79 a.C. da semplice edile curò giochi sfarzosi e sei anni dopo fu il presentatore di una generosa lex frumentaria. Nel 58 a.C. il tribuno Clodio fece approvare la Lex Clodia Frumentaria, una delle Leges Clodiae, con cui stabilì che la distribuzione gratuita del grano fosse a carico dell’erario pubblico. Gaio Giulio Cesare ridusse il numero di beneficiari da 320.000 a 150.000, che divennero 200.000 con Augusto.

Sotto l’Impero Roma giunse ad importare 3,5 milioni di quintali di frumento, per l’epoca quantità impegnativa. Si potrebbe sostenere che l’organizzazione politica dell’Impero fu modulata sulle due esigenze di rifornire di frumento la capitale e le legioni di stanza ai confini. L’immensa quantità del frumento importato da Roma proveniva da più province, SiciliaSardegna, province asiatiche e africane, ma il perno dell’approvvigionamento era l’Egitto, che soddisfaceva oltre metà del fabbisogno. Anche quando il trasporto era affidato a imprenditori privati, solo il controllo statale (guerra ai pirati, organizzazione dei siti di sbarco e stoccaggio ecc.) poteva permettere un tale risultato.

Nel tessuto politico contemporaneo, l’antica pratica romana del “panem et circenses” continua a echeggiare, ispirando talvolta le azioni di coloro che detengono il potere. Oggi, nel cuore della Sicilia, a Agrigento, tale fenomeno sembra riproporsi sotto la guida del sindaco Miccichè e della sua giunta.

La storia ci ricorda come antichi politici romani garantivano il consenso popolare attraverso la distribuzione di grano e l’organizzazione di spettacoli pubblici. Questa strategia, mirata a distogliere l’attenzione dei cittadini dalle vere questioni politiche, sembra riflettersi nel modus operandi della presente amministrazione agrigentina.

Come nei tempi antichi, dove il grano rappresentava il pane quotidiano del popolo romano, oggi a Agrigento potrebbe essere paragonato a promesse e favoritismi. Mentre i problemi reali affliggono la città, ci si concentra sull’elargizione di favori e sulla creazione di eventi ludici.

Miccichè potrebbe essere visto come un moderno Cesare, riducendo i problemi della città a meri spettacoli per distogliere l’attenzione dalla sua amministrazione. Le similitudini sono inquietanti: mentre l’antica Roma importava frumento per mantenere il benessere della popolazione, oggi Agrigento sembra ricevere un flusso costante di distrazioni per placare le masse.

La politica del “panem et circenses” non è solo un ricordo del passato, ma una realtà presente. Mentre il popolo di Agrigento si affanna tra feste e distrazioni, è cruciale rimanere vigili e concentrarsi sulle vere sfide che la città affronta. Solo così si potrà garantire un futuro migliore, libero dalle catene della distrazione e orientato verso soluzioni concrete per i veri problemi della comunità.

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