Colpo di scena ieri sera al Teatro del Palacongressi. Si era alla fine dei 120
minuti dello spettacolo “Col vostro irridente silenzio” di Fabrizio Gifuni che
portava in scena il corpo, l’anima e il sangue di Aldo Moro così come veniva
fuori dalle lettere più o meno note o desecretate. All’improvviso il buio della sala
veniva squarciato dalla proiezione di una gigantografia dei maggiorenti
democristiani ritratti in primo piano durante i funerali di Moro. Gifuni , meglio,

il suo profilo barcollante si aggira sbigottito tra le facce addolorate dei suoi
compagni di partito. Si riconoscono Fanfani, Sinesio, Colombo e Andreotti si
coprono il volto tra le mani. Le luci si accendono ed esplode l’applauso dei mille
e cento spettatori e di un ben definito gruppo di giovani dapprima intemperanti
che a inizio spettacolo Gifuni aveva redarguito severamente imponendo il
silenzio. Dopo l’intrattenimento casalingo e piuttosto divertente di Valentina
Persia sul versante ginecologico e delle milf maternali, siamo al secondo
appuntamento delle manifestazioni teatrali del Palacongressi e appare chiaro
come il pubblico abbia ben agganciato la proposta del direttore artistico
Gaetano Aronica coadiuvato da Beniamino Biondi che, a proposito di Moro,
l’altra sera ha avuto il suo bel da fare nello spiegare agli spettatori del cineforum
cosa volesse significare la frase “In Italia comandano i morti” che Marco
Bellocchio mette in bocca al protagonista del film “Il regista di matrimoni”.
Biondi sta conducendo da par suo nella sala Zeus del Palacongressi un discorso
sul cinema e il paesaggio siciliano dell’”Isola a tre punte” , segno che una vecchia
egemonia culturale resiste ancora a fronte di un’altra egemonia che stenta
ancora a decollare. Tornando a Gifuni, la sua testimonianza teatrale è
dolorosissima, più che di uno spettacolo dovremmo parlare di una liturgia
sacrificale, di un affaire, l’aveva definito Sciascia, qui ricostruito da una
intelaiatura di pensieri, di fatti che ci permettono di capire l’orribile evento di
un assassinio che capovolse i destini dell’Italia. Un’opera di ulteriore verità,
quella di Gifuni (che ne ha scritto anche un libro), su una “balena bianca” che
appare ancora spiaggiata nonostante i generosi e solitari tentativi che oggi
cercano di riportarla in acqua. Le sorprese al Palacongressi non finiscono qui,
l’otto febbraio ci attendono i “Racconti disumani” che Alessandro Gassman ha
tratto da Kafka. Non è poco se questo accade in una città di per se “kafkiano-
pirandelliana”, politicamente mummificata in un “tool temporale” che le
impedisce persino quel tentativo di rinnovamento offertole dalla designazione a
“capitale della cultura 2025”. Aronica, Biondi e il Parco Archeologico sembrano
un’altra Agrigento ancora tutta da scoprire.

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